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Influenza e Coronavirus: mettiamoli a confronto



Influenza

Il virus influenzale appartiene alla famiglia delle Orthomixoviridae e si presenta come una malattia acuta febbrile, causata dal virus dell'influenza A o B. I sintomi sono febbre, cefalea, dolori muscolari e malessere spesso accompagnati da tosse non produttiva, faringodinia e rinorrea. La febbre oscilla tra i 38°C e i 40°C, ma può anche arrivare 41°C ed è spesso più alta nei bambini rispetto agli adulti. Nel 10-20% delle infezioni pediatriche possono verificarsi sintomi gastrointestinali, quali vomito e diarrea.

Il periodo di incubazione è di circa 4 giorni e nel caso di influenza non complicata il soggetto può apparire caldo e con il viso arrosato; in questo caso i miglioramenti si hanno dopo 2-5 giorni, ma la malattia dura circa per una settimana o più.


La diagnosi è essenzialmente clinica e i sintomi sistemici rimangono un mezzo utile che contraddistingue questa influenza da altre infezioni virali delle alte vie respiratorie.


Il trattamento delle forme non complicato è solo sintomatico, quindi si raccomanda in caso di febbre e dolori un antipiretico (paracetamolo) o un antinfiammatorio (ibuprofene) nei pazienti sopra i 18 anni, riposo, umidificazione degli ambienti e idratazione. Possono essere utili anche farmaci decongestionanti per i sintomi nasali e prodotti contro la tosse, mentre non è raccomandato l'impiego di antibiotici perché potrebbero portare a forme di resistenza batterica.


Coronavirus Covid-19

Il Sars-Cov-2 è un coronavirus della famiglia delle Coronaviridae, così chiamata per la caratteristica forma a “corona” conferita dalla presenza delle proteine di superficie spike (S).

I sintomi più frequenti sono tosse (50%), febbre (43%), mialgie (36%), cefalea (34%) e dispnea (29%). Ad essi si aggiungono con frequenza minore anche faringodinia (20%), diarrea (19%), nausea e vomito (12%), dolore addominale, diarrea, anosmia e ageusia.


La diagnosi è fondamentale per escludere altre infezioni ed è possibile per mezzo del tampone molecolare, che è il test attualmente più affidabile. Viene eseguito su un campione prelevato a livello naso/oro-faringeo e analizzato attraverso metodi molecolari di real-time RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction) per l’amplificazione dei geni

virali maggiormente espressi durante l’infezione. Un'altra possibilità è data dal tampone antigenico (rapido), che è basato sulla ricerca, nei campioni respiratori, di proteine virali (antigeni). A favore di questo test vi sono sicuramente i tempo ridotti per l'esito <8circa 15 minuti), tuttavia le sue sensibilità e specificità sono inferiori a quelle del tampone molecolare. Ne consegue la possibilità di risultati falsi negativi in presenza di una bassa carica virale e la necessità di confermare gli eventuali risultati positivi mediante un tampone molecolare.


La terapia di supporto per i soggetti che sviluppano una forma lieve riguarda principalmente l'utilizzo di antipiretici o antinfiammatori. I tempi di guarigione sono molto variabili e dipendono dall’età e dalle comorbilità preesistenti in aggiunta al grado di severità della malattia. Sono riportati alcuni sintomi persistenti quali stanchezza, dispnea, dolore toracico, tosse, anosmia e deficit cognitivi.


Differenze e similitudini

I virus influenzali possiedono una marcata tendenza a mutare. Tali mutazioni possono generare una serie di cambiamenti tra cui caratteristiche antigeniche modificate, capacità di evadere la risposta immunitaria, modifiche nell’affinità recettoriale, nella virulenza e nella patogenicità.

I coronavirus - incluso il SARS-CoV-2 - mutano più lentamente rispetto ad altri virus con

conseguente comparsa di varianti, contribuendo alla notevole diffusione di casi a livello globale. La maggior parte di queste varianti presenta mutazioni puntiformi nella proteina S.

I virus influenzali e il SARS-CoV-2 si trasmettono efficientemente da persona a persona per contatto ravvicinato (< 2 metri). Entrambi sono diffusi principalmente attraverso goccioline

di saliva (droplets) emesse dalla persona infetta (sintomatica e non) quando tossisce, starnutisce, parla o canta - soprattutto in ambienti affollati e chiusi. Per questo motivo, per limitare la diffusione l’impiego di mascherine, una buona igiene respiratoria e il lavaggio frequente e accurato delle mani sono le misure generali di profilassi. Infine, la vaccinazione, è l'intervento più efficace sia perché riduce notevolmente le probabilità di contrarre la malattia, sia perché, in caso di sviluppo di sintomi, questi sono molto meno gravi e, generalmente, non seguiti da ulteriori complicazioni.

Una differenza tra le due infezione è il periodo di contagiosità. Per quanto riguarda il virus influenzale va dai primi 3-4 giorni della malattia fino ad una settimana; mentre per il coronavirus da 2 giorni prima della comparsa dei sintomi ai 10 giorni.


Vaccini

Attualmente in Italia sono disponibili unicamente vaccini antinfluenzali quadrivalenti, rappresentati da vaccini inattivati prodotti su piattaforme diverse (virus coltivato su uova

o su colture cellulari) e vaccini vivi attenuati a somministrazione intra-nasale, attualmente indicati solo per la popolazione pediatrica. La composizione del vaccino antinfluenzale viene revisionata due volte l’anno per poter riflettere il più possibile le caratteristiche dei virus influenzali circolanti, tuttavia diversi fattori possono limitarne l’efficacia quali:

  • variabilità interindividuale (età, condizioni generali di salute)

  • possibilità di minime mutazioni dei virus influenzali circolanti

  • fattori legati alla produzione tradizionale del vaccino antinfluenzale (impiegata oramai da oltre 70 anni e ritenuta affidabile e ben standardizzata)

L'evoluzione delle conoscenze nell’ambito delle biotecnologie ha permesso lo sviluppo di nuovi processi produttivi al fine di superare l’efficacia subottimale dei vaccini antinfluenzali, permettendo alle aziende produttrici di vaccini di poter rispondere in modo più rapido ad eventuali cambiamenti nei virus influenzali circolanti. Queste nuove strategie sono state impiegate anche per lo sviluppo dei vaccini COVID-19.

Oggi sono disponibili i vaccini a mRNA e vaccini a vettore virale. Entrambe le tipologie di vaccino si basano sull’induzione di una risposta immunitaria verso la proteina spike.

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